Il Museo dell’antico avamposto della “Civiltà”
Frequentato sin dalla preistoria, quello di Eboli si rivelò terreno fertile per una delle principali comunità commerciali del mondo antico.
A testimonianza della grande vitalità culturale ed economica di questo centro, i romani concessero all’antica Eboli, Eburum, lo status di “Municipium”, vale a dire una comunità cittadina che, pur essendo legata a Roma, conservava un certo grado di autonomia politica ed amministrativa.
Con la caduta dell'Impero romano Eboli fu distrutta e saccheggiata più volte, fino ad una rinascita che le permise di diventare, grazie al suo imponente castello, un caposaldo del sistema difensivo del Principato di Salerno.
Storia del museo
Aperto al pubblico nel 2000, il museo è situato a pochi passi dal parco archeologico di Poseidonia-Paestum ed è ospitato all’interno dell’ex convento di San Francesco, complesso monumentale risalente al XIII secolo ma ampiamente rimaneggiato nel corso del XVI secolo.
La struttura è gestita, dal 2014, dal Ministero per i beni e le attività culturali attraverso il Polo museale della Campania, poi divenuto Direzione regionale Musei nel 2019.
Patrimonio
L’allestimento, non ancora completato in tutte le sue sezioni, segue un percorso cronologico che si estende dal periodo del Neolitico Superiore (III millennio a.C.) fino all’età medievale.
I reperti più antichi riportati alla luce dal territorio ebolitano sono esposti lungo la prima sezione, da quelli relativi alle tombe del periodo Eneolitico, fino alle evidenze riconducibili all’età del Bronzo, che documentano l’occupazione delle aree collinari da parte di piccoli insediamenti dediti alle pratiche della transumanza e degli scambi commerciali. Sono presenti, infatti, ceramiche di tipo miceneo.
Nella seconda sezione sono invece esposti i ricchi corredi funerari dell’Età del Ferro, che dimostrano una certa continuità fino all’età romana, quando Eboli (Eburum) assunse lo statuto di Municipium (I secolo d.C.).
All’età medievale risalgono infine una serie di reperti collocati nell’antica cappellina privata dei frati del convento, recuperati da varie località del centro storico.
Il percorso museale è ulteriormente arricchito da reperti rinvenuti nei comuni di Campagna ed Oliveto Citra.