Il capolavoro della Via Appia
Posta sul tracciato della Regina delle Strade, l'Antica Calatia fu una città di notevole importanza strategica, soprattutto durante la seconda guerra tra Romani e Sanniti, combattuta fra il 326 a.C. e il 304 a.C. Caduta in mano sannitica dopo la sconfitta romana alle Forche Caudine, la città fu riconquistata solo verso la fine della guerra dal dittatore Fabio. Dopo il disastro di Canne (216 a.C.), Calatia e Capua passarono sotto il controllo di Annibale, che vi pose un presidio fino alla caduta di Capua nel 211.
Storia
Oggi sede del Museo Archeologico di Calatia, il Casino di Starza Penta rappresenta una delle più pregevoli e significative testimonianze storico-architettoniche della città di Maddaloni. Residenza dei Carafa della Stadera, potente famiglia aristocratica che ebbe in feudo Maddaloni sin dal 1465, il Palazzo viene citato per la prima volta come “Starza della Masseria delle Torri” nel 1552, quando Diomede II lo donò, con apposito atto, alla moglie Roberta di Stigliano. Con l’ascesa del settimo Duca Marzio III (1660-1703), la masseria fortificata fu convertita in Casino da Caccia e villa d’ozio, pur senza rinunciare alla vasta attività produttiva.
L’edificio conobbe il suo periodo di maggiore lustro durante il regno di Carlo III di Borbone, che era solito frequentarla nel corso delle sue consuete battute di caccia. Passato agli inizi dell’800 ai Carafa del ramo dei Colubrano, il palazzo fu requisito nel 1850 per alloggiare un contingente di soldati del 13° “Cacciatori Svizzero”. Restituito ai Carafa nel 1855, l’anno dopo fu acquistato dal notaio Raffaele Palladino che ne risistemò la facciata. Nel 1939, l’edificio fu espropriato e assegnato prima al Demanio Militare e poi, dal 1993, a quello Storico Artistico, attualmente in uso al Polo Museale della Campania.
Patrimonio
Nel Museo sono esposti reperti archeologici databili dall’VIII al III secolo d.C. e provenienti dagli scavi condotti nel territorio dell’antica Calatia e nelle necropoli calatine ubicate a Sud-Ovest e Nord-Est dell’abitato.
Al piano terra, oltrepassando l’arco di ingresso, la cui volta è ornata dallo stemma della famiglia Carafa (1710), si accede a sinistra alla prima sala, dedicata ad alcuni reperti provenienti dal territorio, tra cui l’Apollo da Santa Maria a Vico e la stele funeraria da Via Nino Bixio. La seconda sala è dedicata all’esposizione di monete e oggetti pertinenti l’edilizia e l’ornamento personale.
Nella terza sala si può ammirare la ricostruzione di diversi tipi di sepolture, realizzate con reperti originali loro pertinenti. La quarta e la quinta sala illustrano infine il quadro storico-artistico delle necropoli, dalle più recenti sepolture del periodo romano fino ai reperti delle tombe di età orientalizzante. Al primo piano, grazie all’impiego di supporti audiovisivi e multimediali, sono allestite diverse sezioni dedicate alla viabilità antica, all’aristocrazia calatina tra VI e V secolo a.C. e alla condizione di uomini e donne durante tra VIII e VII secolo a.C.
Su appuntamento è infine possibile visitare la Cappella dedicata alla Beata Vergine del Carmine, completata nel 1701 nell’ambito dei lavori di ristrutturazione del palazzo.