Nelle vaste e lussuose sale del Palazzo Reale di Napoli è transitata la storia non solo della Campania, ma di tutto il Sud Italia, tanto da renderlo non solo il cuore di una capitale europea ricca di vita e di tesori inestimabili, storicamente all’avanguardia nella tecnologia, nell’arte e nell’industria, ma anche un vero e proprio luogo-enciclopedia, dal quale partire per conoscere e comprendere gran parte degli avvenimenti socio-politici italiani degli ultimi cinquecento anni.
Leggi di piùLa storia di Palazzo Reale parte, come molti racconti di questo genere, da un intrigo politico tra due Regni fieri e potenti.
L’11 novembre 1500, Luigi XII di Francia, disceso l’anno prima nella penisola italiana per prendere il controllo di Milano, e Ferdinando II, sovrano della Corona d'Aragona, si incontrarono in segreto a Granada, dove stipularono un accordo che prevedeva la divisione in parti uguali dell’allora Regno di Napoli: la Francia otteneva il controllo della Campania e degli Abruzzi, mentre alla Corona di Aragona venivano assegnate le Puglia e la Calabria. L’accordo, tuttavia, non venne mai rispettato, e, nel 1504, Ferdinando invase e conquistò il Regno di Napoli, dichiarandolo vicereame della propria corona.
Ebbero così inizio i due secoli del vicereame spagnolo a Napoli, che, al contrario delle credenze comuni, furono forieri di un notevole dinamismo culturale ed economico, esemplificato, ad esempio, dalla costituzione di una flotta mercantile all'avanguardia, in grado di competere con quelle delle più grandi potenze europee. Ai fini di rispecchiare degnamente una tale crescita, il Viceré Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga ordinò la costruzione di un primo palazzo Vicerale, che venne completato nel 1543 nei pressi dell'attuale piazza Trieste e Trento. Anni dopo, Fernando Ruiz de Castro, conte di Lemos e nuovo Viceré di Napoli, propugnò, ispirato da un innato senso di grandezza e magnificenza, una massiccia politica di finanziamento statale per l'edificazione di diverse opere pubbliche, tra cui un nuovo Palazzo in onore del re Filippo III d'Asburgo. La costruzione del nuovo edificio, affidata al prestigioso architetto Domenico Fontana, allora ingegnere maggiore del Regno, ebbe inizio nel 1600, in quella che all'epoca era chiamata piazza San Luigi, a ridosso della collina di Pizzofalcone e in prossimità del porto e del vecchio Palazzo Vicereale, di cui finì per sfruttare anche parte dei giardini. Inizialmente pensato con un’impronta tardo-rinascimentale ed una funzione di rappresentanza piuttosto che di fortezza, il nuovo Palazzo, i cui lavori procedevano speditamente, godeva anche di un ampio piazzale antistante, che verrà utilizzato per le adunate popolari e le parate militare. Nel corso degli anni, la struttura venne poi arricchita grazie ad importanti lavori che portarono alla costruzione del celebre scatolone d’onore e dei giardini pensili con il belvedere sul mare.
L’era spagnola ebbe fine nel 1734, quando Carlo di Borbone conquistò Napoli, rendendola nuovamente capitale di un regno indipendente. Divenuto quindi residenza reale, il Palazzo fu interessato da ampi lavori di ampliamento, restauro e riorganizzazione degli spazi, sia per quanto riguardava gli appartamenti privati sia per quanto riguardava le sale nelle quali esercitare le funzioni governo. Questo processo di riorganizzazione del Palazzo Reale durò per diversi anni e può essere considerato come uno degli esempi della stagione di efficientemento complessivo che i Borbone seppero portare avanti durante il loro lungo periodo di dominio sul Regno di Napoli, interrotto soltanto durante il decennio francese dei regni di Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat. Conclusi, nel 1858, i lavori, il Palazzo Reale assunse il suo aspetto definitivo, aspetto che, nonostante la moltitudine di figure succedutesi nella sua costruzione, mantenne un aspetto molto simile a quello che Domenico Fontana aveva immaginato nei suoi primigeni disegni seicenteschi.
A seguito dell'Unità d'Italia, il palazzo divenne residenza dei Savoia, che però lo abitarono solo saltuariamente. Nel 1869, il futuro re Vittorio Emanuele III di Savoia, nacque proprio a Palazzo Reale durante una visita dei genitori, Umberto I e Margherita, a Napoli. Nel 1922, dopo un lungo dibattito, Palazzo Reale divenne sede, grazie anche all'interessamento del filosofo, storico e politico Benedetto Croce, della ricchissima Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”, già “Reale Biblioteca Borbonica”. Questo trasferimento confermò ed arricchì ulteriormente il ruolo sociale ed urbanistico di Palazzo Reale quale luogo esemplificativo di un’epoca durata secoli, un vero e proprio scrigno della storia di Napoli e dell’Italia Meridionale. Ai danni e alle spoliazioni che la reggia subì durante la Seconda Guerra Mondiale, fu posto rimedio grazie ad ampi ciclo di lavori di restauro, che continuò, con altrettanta attenzione, anche a seguito dei danneggiamenti causati dal terremoto del 1980.
Oggi, il ricchissimo percorso espositivo di Palazzo Reale si compone di ben 34 sale splendidamente decorate ed adornate da pitture, statue, arazzi e mobili d'epoca, per un allestimento che corrisponde, soprattutto nella disposizione degli arredi, all'aspetto che gli ambienti avevano al tempo dei Savoia, desunto dagli inventari del 1874. Il patrimonio della reggia consiste di un’ampia quadreria, con dipinti dal XVI al XIX secolo; di collezioni di arazzi di manifattura napoletana del XVIII e XIX secolo e di manifattura Gobelins del XVIII secolo; di una importante collezione di orologi di manifattura francese e inglese dal XVII al XIX secolo; di una collezione di porcellane francesi del XIX secolo; di tre cicli di affreschi del Seicento, opera di Belisario Corenzio e Battistello Caracciolo; e di tanti altri preziosi arredi e decorazioni.