Il luogo dove ebbe inizio il mito di Capri
In questo palazzo, l’Imperatore Tiberio governò Roma per undici anni, probabilmente indulgendo nei propri vizi, poi esagerati e distorti dai suoi oppositori politici.
Quest'opera di diffamazione finì per creare un marchio d’infamia che macchiò per diversi secolo il nome di Tiberio, confidenzialmente chiamato “Timberio” dai capresi, e da loro visto come un pericoloso spauracchio.
Storia del sito
Per secoli dipinto come un despota crudele e degenerato, l’Imperatore Tiberio Giulio Cesare Augusto fu in realtà un sovrano abile ed accorto, anche se fortemente conservatore nei riguardi della tradizione augustea inaugurata da suo padre Augusto.
Fu forse proprio questa sua durezza, unita ad un animo introverso e scontroso, a renderlo inviso al Senato. Gli storici, come Svetonio e Tacito, presentarono, nelle loro cronache, un giudizio molto ostile sulla persona e sulla politica di Tiberio.
Villa Jovis, la più grande delle dodici ville che il sovrano del mondo volle far costruire sull’isola, fu sicuramente il punto dal quale si irradiarono molte delle terribili leggende attribuite alla crudeltà di Tiberio. E' famosa la cruenta pratica di far lanciare nel vuoto di una rupe, poi denominata proprio “Salto di Tiberio”, gli schiavi che lo contrariavano.
Riscoperta nel XVIII secolo, sotto il regno di Carlo di Borbone, Villa Jovis subì scavi durante i quali vennero asportati molti preziosi pavimenti in marmo. Una seria opera di restauro ebbe inizio solo nel 1932, ad opera dell’archeologo Amedeo Maiuri.
Patrimonio
Costruito sulla sommità del promontorio orientale dell’isola, a 300 metri sul livello del mare, il palazzo presentava larghe rampe di scale che salivano dal cosiddetto “viale dei mirti” per poi terminare in un ampio vestibolo. Seguiva poi un atrio tetrastilo con quattro basi di marmo bianco, su cui si ergevano quattro colonne di marmo cipollino.
Gli ambienti adiacenti ospitavano il corpo di guardia, mentre un ampio corridoio con pavimento a mosaico bianco conduceva ad un secondo vestibolo, dal quale cui si accedeva, ad Est, al piano superiore, occupato dal bagno e dagli alloggi.
L’impianto destinato a bagno, che si estende lungo tutto il lato del palazzo, era composto da una serie di cinque ambienti paralleli al corridoio: nel calidarium, utilizzato per bagni con acqua calda, vi sono due absidi, una con vasca e un’altra con bacino di bronzo per le abluzioni. Il lato Ovest era costituito da una costruzione a più piani per la servitù, con stanze uguali disposte lungo un corridoio.
Il quartiere della residenza imperiale, invece, al quale si accedeva attraverso una rampa, era composto da una grande aula ad emiciclo e da stanze minori.
L’alloggio privato dell’Imperatore, situato sulla sommità del monte ed affacciato a Nord verso l’interno dell’isola e ad Ovest sul mare, era infine appartato dal resto del palazzo.
L’alloggio era formato da tre sale: un vestibolo di ingresso, con una terrazza a tettoia antistante, e due stanze con spaziose finestre e pavimenti di tarsie marmoree policrome.