La Fortezza del Cilento
Famoso nel mondo per il suo borgo medievale perfettamente conservato ed arroccato su un'altura isolata, il Comune di Teggiano è anche parte del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
Nel suo complesso questa ampia zona è riconosciuta come patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, sia grazie alla sua straordinaria varietà naturalistica, sia grazie alla presenza di celebri siti monumentali ed archeologici, come la Certosa di Padula e il Parco Archeologico di Paestum e Velia.
Storia
La fondazione di Teggiano è stata alternamente attribuita ai coloni della città greca di Tegea, alle popolazioni osco-sabelliche e in ultimo ai Lucani all’inizio del IV secolo a.C. Dopo essere stata verosimilmente distrutta da Alarico, re dei Visigoti che nel 410 d.C. guidò il Sacco di Roma, la città assunse il nome di Dianum, poi Diano, da cui prese il nome l'omonimo Vallo.
Il paese divenne in seguito luogo privilegiato di diverse potenti famiglie normanne che parteciparono, nel 1485, alla celebre Congiura dei Baroni, ordita da Antonello Sanseverino, Principe di Salerno, contro Ferrante I d’Aragona, Re di Napoli. Fallita la congiura, Teggiano divenne rifugio del Principe ribelle, sicuro che la fortezza non potesse essere espugnata. Le sue previsioni si realizzarono: l’assedio degli aragonesi si protrasse per diverse settimane e la capitolazione avvenne soltanto a seguito di trattative diplomatiche che assicurarono a Sanseverino garanzie di asilo in altre città. Allontanatisi i Sanseverino, Teggiano divenne feudo di altre famiglie del Regno di Napoli, che lo amministrarono con fortune alterne.
Il cambio di nome da Diano a Teggiano fu imposto dal neonato Stato Italiano nel 1862, che aveva ordinato ai comuni del Vallo di Diano di evitare denominazioni omonime con altri paesi e zone d'Italia. Il cambiamento fu fortemente avversato, tant’è che ancora oggi molti continuano ad usare la vecchia denominazione, dicendo, in dialetto: "vàu a Dianu" oppure "nta Rianu".
Il Comune di Teggiano può vantare la produzione locale di un liquore molto apprezzato: l’Amaro Teggiano. Questo prodotte artigianale, privo di conservanti e stabilizzanti, nasce grazie ad una soluzione idro-alcolica, infusa a freddo, di erbe aromatiche ed officinali tipiche delle terre cilentane.
Equilibrato tra il dolce e l’amaro, il sapore di questo liquore rimanda ad essenze floreali ed erbacee, tra le quali spicca il retrogusto di fiori d’arancio. Un fiore all'occhiello dell'artigianato enogastronomico locale, insomma, che attinge alle essenze del Cilento per poi riproporle nella forma di un prodotto d'eccellenza. Altre produzioni locali sono gli Stufati della vigilia di Natale, preparati con spaghetti, alici sotto sale, uva passa, mollica di pane ed olio di oliva; poi ci sono i Parmatieddi, un particolare formato di pasta fresca tradizionale per il pranzo della Domenica delle Palme; e infine il Pizzichinu, dolce tipico del periodo pasquale.
Teggiano è anche teatro di una splendida rievocazione storica, tra le più ricche ed accurate d’Italia: “Alla tavola della Principessa Costanza”. Questa festa medievale, sorta nel 1994 grazie alla Pro Loco locale, ha luogo nel Castello Macchiaroli, storicamente appartenuto alla potente famiglia dei Sanseverino. Nei tre giorni dell’evento, il piccolo comune salernitano torna indietro nel tempo, ai giorni della congiura dei baroni che tentarono di rovesciare gli Aragonesi insediatisi sul trono del Regno di Napoli. La manifestazione attira ogni anno migliaia di visitatori desiderosi di rivivere gli antichi fasti dell’epoca medievale, tra cucina locale, musica, cortei e ricostruzioni storiche di reali eventi, come il matrimonio tra Costanza da Montefeltro, figlia del Duca di Urbino Federico, e Antonello Sanseverino, principe di Salerno e signore di Diano; o l’assedio di Teggiano del 1497 da parte degli Aragonesi, che vede circa 150 figuranti rievocare perfettamente la battaglia con armature, armi e spettacoli pirotecnici.