Lo scrigno del golfo splendente
Alla fine del I secolo, il poeta Orazio descriveva così l'area dei Campi Flegrei: “Nessun golfo al mondo risplende più dell’amena Baia”. Un luogo di luce ed "amoenitas", quindi, ovvero di grazia e piacevolezza, che rallegrano ed elevano tanto la vista quanto l’animo. Mitologico luogo di sepoltura del nocchiero di Ulisse, "buen retiro" privilegiato dei patrizi romani, l'intera zona è un imprescindibile concentrato miti, storia, identità ed eccellenza campana, oggi protetto ed offerto al pubblico attraverso il maestoso scrigno rappresentato dal Museo Archeologico dei Campi Flegrei.
Storia dell'area
Sin dalla fine dell'età repubblicana, l'area di Baia divenne, grazie alla sua posizione privilegiata e alle sue acque termali, un luogo di villeggiatura ideale per l'aristocrazia romana prima e gli imperatori poi.
Numerose ville sorsero nella zona per dar quindi modo agli illustri villeggianti di condurre il proprio "otium" nel migliore dei modi; ville maestose e sontuosamente arredate, di cui oggi permangono numerose vestigia, sebbene larga parte del complesso archeologico sia sprofondato sotto il livello del mare a causa di un violento abbassamento del suolo.
Il Museo Archeologico dei Campi Flegrei, collocato nel quattrocentesco Castello di Baia, è stato realizzato gradualmente a partire dagli anni ’80 del secolo scorso e aperto nella sua configurazione attuale nel 2010.
Il Museo fa anche parte del Parco Archeologico dei Campi Flegrei, un Istituto dotato di autonomia speciale (DM 23 gennaio 2016) che comprende i principali siti e monumenti archeologici del territorio flegreo.
Patrimonio
Il Castello Aragonese, costruito nel 1495 e oggi sede del Museo, conta 57 sale (attualmente ne sono aperte al pubblico 48), organizzate per rispecchiare il particolare e suggestivo assetto dell’intero territorio flegreo, e costituisce il luogo in cui sono raccolti e rappresentati i caratteri culturali e naturalistici che sin dall’Antichità hanno reso unico il contesto dei Campi Flegrei.
La struttura espone testimonianze eccezionali provenienti da Baia, Miseno e Bacoli: l'imponente "Sacello degli Augustali" di Miseno, ricostruito con la sua decorazione architettonica e scultorea; il complesso delle sculture del Ninfeo di Punta Epitaffio, ritrovato nel corso di uno scavo subacqueo; e la raccolta dei "gessi di Baia", composta da centinaia di frammenti di calchi eseguiti direttamente sulle più celebri sculture greche dell'età classica e adoperati, tra il I e il II secolo d.C., come modelli per la realizzazione di copie marmoree destinate a decorare ville e edifici pubblici.